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Un consiglio spassionato

23-01-2025 09:39

Cinzia Bottacini

mediazione familiare, chiedere consigli, accompagnare, ascoltare i bisogni,

Un consiglio spassionato

«Scusa, se ti disturbo, ti chiedo un consiglio...», oppure «Quando posso chiamarti per chiederti un consiglio?». Quante volte...

«Scusa, se ti disturbo, ti chiedo un consiglio...», oppure «Quando posso chiamarti per chiederti un consiglio?». Quante volte noi professionisti della relazione d'aiuto sentiamo queste domande?

Sono richieste che nascono da un bisogno sincero di conforto, chiarezza o direzione. Tuttavia, chi lavora come mediatrice familiare, counselor – o altre professioni affini - sa che il nostro ruolo non è quello di dare consigli, ma di accompagnare le persone in un percorso di scoperta delle proprie risorse e potenzialità.


Il mito del consiglio "giusto"


Quando qualcuno chiede un consiglio, spesso cerca una soluzione pronta, un'indicazione chiara sulla cosa giusta da fare. Questo desiderio è del tutto comprensibile: quando ci troviamo di fronte a situazioni difficili, speriamo che qualcun altro, magari con più esperienza ed una visione esterna, ci possa indicare la strada migliore.


Ma il rischio del "consiglio" è quello di spostare la responsabilità delle proprie scelte su qualcun altro. Se un consiglio funziona, è merito di chi l'ha dato; se non funziona, la colpa è sua. Ma nella vita reale, ogni situazione è unica, e nessuno conosce meglio di noi stessi il contesto, le emozioni, le relazioni e le conseguenze legate alle nostre decisioni.


Il ruolo della mediatrice familiare


La mediatrice familiare non è una figura che offre soluzioni preconfezionate o ricette magiche per risolvere i conflitti. Al contrario, il suo lavoro è quello di creare uno spazio neutrale, accogliente e sicuro, dove le persone possano esplorare le loro difficoltà, chiarire i propri bisogni e trovare insieme soluzioni personalizzate, che rispecchino la loro realtà.


Perché non diamo consigli


Non dare consigli non significa essere distaccati o indifferenti. Al contrario, è una scelta profondamente rispettosa. Vuol dire riconoscere che ogni persona è il miglior esperto della propria vita e che, con il giusto supporto, è in grado di prendere decisioni consapevoli e autentiche.


Accompagnare, non dirigere


Il nostro obiettivo è quindi accompagnare le persone nel loro percorso, senza mai sostituirci a loro. Questo approccio è particolarmente importante nei contesti di mediazione familiare, dove i conflitti coinvolgono bisogni profondi e relazioni significative. Le soluzioni che funzionano non sono quelle "imposte" dall'esterno, ma quelle costruite insieme, partendo dai valori, dai bisogni e dalle aspirazioni di chi è coinvolto. Quando una persona trova dentro di sé le risposte di cui ha bisogno, il cambiamento è più autentico, duraturo e soddisfacente.


La prossima volta che ti viene voglia di chiedere un consiglio, ricorda: la soluzione non si trova nelle parole di qualcun altro, ma nella tua capacità di ascoltare, esplorare nuove possibilità e agire. E noi, professionisti della relazione d'aiuto, siamo qui per sostenerti in questo percorso unico e coinvolgente. Questo è l’unico consiglio che posso darti!



Cinzia Bottacini